Fame d’aria

Sculture di Valerio Gaeti

La 13° edizione di Yoga Meeting Merano, dedicata all’arte del respiro, presenta al piano superiore della Kurhaus le sculture eteree di Valerio Gaeti realizzate con elementi che provengono dal mondo naturale. Per l’artista l’arte deve esprimere il rapporto dell’uomo con il pianeta, la sua primordiale partecipazione al ciclo della vita. Nelle opere esposte il legno trattiene forme che ricordano bozzoli, crisalidi, grandi semi, incubatori di respiro e di libertà.

Valerio Gaeti (Guidizzolo, Mantova1951) giovanissimo si trasferisce a Cantù (Como) dove frequenta l’Istituto statale d’arte, nel 1974 conclude gli studi artistici all’Accademia di Belle Arti di Brera con Alik Cavaliere. Alla ricerca artistica affianca una lunga attività didattica, prima all’Istituto statale d’arte di Cantù e poi all’Accademia di Belle Arti di Brera, nel dipartimento di Design diretto da Ugo La Pietra. Attualmente insegna all’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como nel dipartimento di Arti visive.


Il suo lavoro prende avvio negli anni Settanta con i “mobili-scultura”, frutto dell’apprendistato presso le botteghe di Cantù. In queste opere cerca di nobilitare le capacità tecniche degli intagliatori con la scultura. Negli anni Novanta la natura prende il sopravvento: i mobili sono scheletriti e realizzati con rami di robinia, inceneriti; gli animali vi costruiscono nidi, trappole e tane. I materiali cambiano, il legno si combina con il midollino, la tela, la cenere. Negli anni Duemila il suo lavoro cambia ancora: il legno si trasforma in metallo, la natura viene fissata nelle fusioni, si stratifica con lettere e numeri, si salda con oggetti e i giochi dell’infanzia. Tutto si alleggerisce: la scultura si unisce con la natura, il disegno con la fotografia, i materiali più poveri con i metalli preziosi. Nel libro, diario e catalogo illustrato, Reggo lo specchio alla natura, che riassume parte del suo lavoro di scultore, Valerio Gaeti scrive: "Reggo lo specchio alla natura è una frase tratta dall'Amleto di Shakespeare. Appena l'ho sentita, a teatro, ho avuto la sensazione che sintetizzasse perfettamente il mio atteggiamento creativo. Spesso, rivedendo i miei lavori, avevo l'impressione di non averli realizzati io, ma di averli recuperati dalla natura, quasi fossero dei reperti archeologici o fossili, lo non creavo: semplicemente orientavo lo specchio e presentavo quello che della natura riuscivo a cogliere." Nelle ultime opere l’artista lavora con la rarefazione con risultati di grande delicatezza e poesia.

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